N° 107

 

DOPO LA CADUTA

 

Di Carlo Monni (con concetti e personaggi di Fabio Volino)

 

 

1.

 

 

            La mano di una donna preme il tasto di un telecomando e sullo schermo ad alta definizione di un moderno televisore appare, con alle spalle il logo della WFSK, l’immagine di una giovane donna bionda dalla voce melodiosa sia pure con un evidente accento del Midwest.

<<Buongiorno telespettatori e benvenuti a questa edizione speciale di “Inside Washington”. La notizia del giorno è indubbiamente la scoperta che Arthur Woodman, Senatore Anziano del Tennessee, e Presidente della Commissione sull’Intelligence del Senato è in realtà un agente infiltrato dell’Hydra. La scoperta è avvenuta grazie allo S.H.I.EL.D. che è riuscito a smantellare quella sinistra organizzazione ed a decifrare i suoi archivi segreti.[1] Tutti gli agenti infiltrati dell’Hydra nei vari governi ed agenzie di intelligence sono stati arrestati o uccisi nel tentativo di sfuggire alla cattura oppure si sono suicidati. Solo pochi sono ancora in libertà. Tra questi il responsabile del Secret Intelligence Service britannico Daniel Whitehall[2] ed il Senatore Woodman di cui proprio in questo momento il Senato sta decidendo l’espulsione dai propri ranghi, che è praticamente scontata. La caccia all’uomo procede serrata in tutto il territorio nazionale non trascurando alcuna pista.>>

            La donna che sta ascoltando il notiziario, alta, gambe lunghe, capelli neri, mormora:

-Molto interessante.-

            In quel momento fa capolino da una porta una ragazza bionda che dice:

-Mi scusi, Dottoressa Erskine, ma è attesa a quella riunione con Mr. Gyrich.-

-Arrivo subito, Kathy, grazie.-

            Anita Erskine si infila gli occhiali, indossa la giacca del suo tailleur blu elettrico, spegne la TV e lascia la stanza seguendo la giovane stagista.

 

            Quando il Maggiore Elizabeth Mary Mace entra nel quartier generale dell’unità speciale dell’intelligence militare di cui fa parte, a Camp Lehigh in Virginia, capisce subito che tutto il personale è in fibrillazione e sa bene perché anche se deve fare la finta tonta.

-Che sta succedendo?- chiede al Tenente dell’Aviazione Diane Perrywinkle, una bruna dai capelli vaporosi e occhi azzurri -Mi hanno richiamato dalla licenza senza spiegarmi troppo.-

-Ha a che fare con l’Hydra. A quanto pare, c’erano infiltrati in tutte le forze armate ed al Pentagono.- risponde l’altra.

            Liz non è particolarmente sorpresa, sapeva già che l’Hydra si era infiltrata a tutti i livelli del potere politico e militare di molte nazioni, privilegio dell’essere segretamente Capitan America ed aver collaborato alla sua distruzione.

-Il vecchio vuole vederci tutti.- interviene il Tenente di Marina Franklin Mills -Tira aria di tempesta.-

            Il vecchio è il Generale dell’Esercito Joseph Kragg, capo dell’unità, un veterano che porta con orgoglio una benda nera sull’occhio sinistro, perso in chissà quale evento bellico. Lui non ne parla mai. Nel suo disadorno ufficio sono presenti tutti i membri dell’unità: oltre Liz, Mills e Perrywinkle e il Maggiore dell’Aviazione Thomas Bowman. Manca solo il Tenente Colonnello Carolyn “Cary” St. Lawrence, impegnata in una missione sotto copertura per cui Liz non può negare di essere preoccupata, anche se spera di nasconderlo.

-A quanto, pare, signori, avevamo un covo di vermi in casa.- esordisce Kragg senza troppi preamboli come sua abitudine.

-Immagino che lei si riferisca all’Hydra, Signore.- commenta Mills.

-E a chi altri? Per fortuna la nostra unità non è stata infiltrata ma l’Hydra aveva talpe in tutte le nostre agenzie di intelligence. La maggior parte è stata presa ma alcuni di quei bastardi traditori sono ancora uccel di bosco e data la natura non convenzionale dell’Hydra, il Pentagono ha affidato a noi il compito di metter loro il sale sulla coda.-

-Mi pare giusto.- commenta ancora Mills -Dopotutto anche il nostro è un gruppo non convenzionale.-

-Esattamente e proprio per questo sulla nostra lista c’è anche il Senatore Woodman, il bastardo che aveva accesso a tutti i nostri rapporti. Trovate anche lui prima che lo facciano gli altri e riportatemelo assieme a quegli altri figli di puttana che hanno disonorato la loro uniforme. Vivi o morti ma riportatemeli.-

            La riunione si scioglie e prima di uscire Liz, che è rimasta silenziosa finora, si rivolge a Kragg:

-Ci sono notizie sulla missione del Colonnello St. Lawrence, Signore?-

-Nessuna, Maggiore, e nemmeno me ne aspetto in tempi brevi. Se la North è ciò che sospettiamo essere, il Colonnello St. Lawrence sarebbe in grave pericolo se scoprissero la verità su di lei.-

-Ne sono consapevole, Signore.-

-Non si preoccupi troppo, pero: il Colonnello St. Lawrence non è una sprovveduta e stara bene attenta a recitare la sua parte senza farsi scoprire.-

            Lo spero proprio, pensa Liz.

 

            La moto si ferma rombando nel parcheggio della sede della North Organization e ne scende una donna che si sfila un casco integrale rivelando un caschetto di capelli castani chiari su un volto spigoloso ma comunque attraente. Con passo deciso si avvia all’entrata pronta a cominciare il suo nuovo giorno di lavoro.

            Dopo aver superato il discreto ma accurato controllo all’ingresso, la nuova arrivata si vede venire incontro una bella ragazza dai capelli rossi inguainata in un miniabito nero aderente e con una scollatura vertiginosa, ai piedi ha scarpe di marca con tacco 12.

-Bentornata Colonnello St. Lawrence.- la saluta con un largo sorriso -È arrivata giusto in tempo: Mister Levine la sta aspettando in sala riunioni con gli altri.-

-Il tempismo è sempre stato la mia specialità. Miss Cosmatos.- ribatte Cary St. Lawrence.

-Mi chiami pure Hera. Sarò lieta di accompagnarla.-

Hera Cosmatos sorride ancora poi si volge e si mette in cammino con andatura visibilmente ancheggiante. Sta flirtando con lei? Si chiede Cary e se lo fa è perché è davvero attratta da lei o fa tutto parte di una strategia per tenerla d’occhio? Forse sta diventando paranoica ma nel suo lavoro molte volte essere paranoici aiuta a restare vivi.

Pochi minuti più tardi Cary è introdotta nella sala riunioni dove trova tra gli altri un uomo alto dal fisico palestrato, i capelli biondo cenere con taglio militare: è Richard von Burian, Maggiore dei Marines congedato con disonore con cui lei ha condiviso diverse sessioni di addestramento ed una recente missione.[3]

Tra i presenti, in prima fila, Cary non può non notare due donne: una dall’aria mediorientale e l’altra biondissima, dalla pelle chiara ed occhi di un limpido azzurro. Accanto a loro tre uomini, un nero, un asiatico ed un bianco tutti con l’aria dei duri. Come tutti gli altri presenti, a parte Levine, Hera Cosmatos e Cary stessa, indossano tute mimetiche.

-Benvenuta tra noi, Colonnello.- la accoglie David Levine -Le presento la sua squadra?-

-La mia squadra?- replica Cary perplessa.

-La guiderà nella sua prima missione all’estero. È familiare con il Medio Oriente, non è vero?-

 

 

2.

 

 

            Franklin Mills si volge verso Liz Mace, seduta accanto a lui a bordo dell’elicottero che li sta portando a Washington, e le dice:

-Tutto bene, baby?-

-Cosa?- replica lei scuotendosi dai suoi pensieri -Stavo solo… riflettendo.-

-Su nulla di buono, ci scommetto, visto che non hai reagito quando ti ho chiamata baby. Vediamo se indovino: ha a che fare con la missione della tua amica del cuore, non è vero?-

-La mia … cosa?-

-Andiamo! potrete anche fare fessi gli altri ma non me. Non che ci sia nulla di male, intendiamoci. Mi chiedevo solo perché lo teniate ancora segreto: paura che le alte sfere vi causino problemi di carriera?-

-Non è solo quello.- ammette Liz -Se lo dichiarassimo pubblicamente, visto che lei è pur sempre un mio superiore, una di noi dovrebbe rinunciare a restare nell’unità.-

-Regola stupida e disapplicata spesso. Puoi stare certa che Kragg non rinuncerebbe facilmente a nessuna di voi due. Quanto al problema dei gradi, si risolve facilmente: cattura Woodman e vedrai se non ti promuovono colonnello.-

            Suo malgrado Liz scoppia a ridere e replica:

-Sei davvero un bel tipo, Frank.-

-Già, peccato che non sia il tuo tipo.-

-Mi dispiace, Frank. Abbiamo avuto la nostra occasione ma non ha funzionato.-

            Prima che Mills possa replicare, il pilota dell’elicottero si fa sentire:

-Siamo in arrivo all’eliporto del Pentagono.-

            Pochi minuti dopo i due sono accolti da una giovane donna dai capelli rossi che veste l’uniforme dei Marines.

-Benvenuti. Sono il Tenente Anne Benedict, il Generale Ross vi sta aspettando.-

-E noi siamo ansiosi di incontrarlo.- replica Liz abbozzando un sorriso.

            Pochi minuti dopo sono nell’ufficio del Generale a riposo Thaddeus “Thunderbolt” Ross, attualmente consulente speciale del Segretario della Difesa.

-Benvenuti.- li saluta senza troppi fronzoli -E così il vecchio Kragg ha mandato voi.-

-Pare che siamo i più qualificati.- ribatte Mills.

-Davvero? Da quanto ho saputo sul suo conto, Tenente Mills, lei non ha esattamente un curriculum impeccabile.-

-Tutti abbiamo commesso degli errori, Signore.-

-E nessuno lo sa meglio di me. Bene, bando alle ciance. Il Tenente Benedict vi illustrerà gli ultimi rapporti.-

            La giovane donna si schiarisce la voce e comincia a parlare:

-Anche se alcune delle spie dell’Hydra ci sono sfuggite, abbiamo una lista completa dei loro rifugi segreti. Non hanno alcun posto in cui nascondersi.-

-Non può essere così facile.- commenta Liz.

-E non lo è, infatti, visto che ancora non li abbiamo presi..-

-Avete provato a vedere se qualcuno di loro ha dei luoghi o dei contatti al di fuori dell’Hydra?-

-Lo abbiamo fatto ed il risultato è stato… interessante.-

-La suspense mi sta uccidendo.- interviene Mills.

            Anne Benedict abbozza un sorriso e continua:

-Abbiamo scoperto che il nonno materno del Senatore Woodman aveva contatti con un gruppo di suprematisti bianchi, un fatto che lui era riuscito a nascondere finora.-

-Razzisti in Alabama. Sai che novità.- aggiunge Mills.

-E voi pensate che Woodman possa essere rimasto in contatto con loro?- chiede Liz.

-È una possibilità che vale la pena di prendere in considerazione.- risponde Anne. -Abbiamo individuato un loro possibile rifugio ma ovviamente non sarà facile stanarli.-

-Se avessimo voluto una vita facile, non saremmo qui adesso - replica Mills.

-Il Tenente Mills ha espresso anche il mio pensiero.- aggiunge Liz.

-Molto bene.- conclude Ross -Il Tenente Benedict farà da ufficiale di collegamento. Farete parte di una task force congiunta con altre agenzie e forze di polizia. Prendete quei traditori ad ogni costo.-

-Ci conti, Signore.- ribatte Mills.

-E cercate di non farvi ammazzare.-

-Conti anche su questo.-

            Liz sorride. Frank è uno spaccone a volte ma ha espresso esattamente quello che pensa anche lei.

 

            In una fattoria isolata da qualche parte Roberta Ann Mace si rende conto di essere sola.

-Tutto questo è assurdo!- esclama -Perché qualcuno si sarebbe preso il disturbo di liberarmi uccidendo anche i miei rapitori[4] per poi abbandonarmi qui da sola? Non ha senso.-

            Ha parlato ad alta voce ma nessuno le risponde ovviamente. Una rapida ispezione le conferma che le linee telefoniche non funzionano e che non ci sono telefoni cellulari in giro.

-Bene, vediamo almeno di capire dove siamo.-

            Bobbi Mace esce all’aperto e si guarda intorno. Davanti a lei praticamente il nulla.

-Non è il Massachusetts, questo è certo. Un posto così brullo potrebbe essere l’Oklahoma o il Nebraska o magari non sono nemmeno più negli Stati Uniti, va a saperlo.-

Un'altra rapida esplorazione le conferma i suoi sospetti: non ci sono mezzi di trasporto. Se vuole andarsene dovrà farlo a piedi.

-A quanto pare, non ho che due scelte: o rimango qui in attesa di chissà cosa chissà quando oppure me ne vado e tento di raggiungere un qualche posto civile. Scelta facile, direi.- commenta.

            Il tempo di riempire uno zaino di viveri ed acqua e caricarselo sulle spalle e la ragazza comincia il suo cammino verso l’ignoto.

 

            Da un’altra parte, tramite un drone sospeso a distanza sopra la testa dell’ignara Bobbi Mace, due persone la osservano mentre si allontana dalla fattoria.

-A quanto pare, la ragazzina ha fegato.- commenta l’uomo.

-Buon sangue non mente, tu dovresti saperlo, no?- replica la donna.

-Comunque sia, io ho fatto la mia parte e finisco qui. Resterei volentieri a vedere come se la cava la piccolina di Dottie, ma ho altre faccende urgenti da sistemare.-

-A proposito delle quali, credo che sia meglio non chiederti nulla.-

-Forse dovrei essere io a chiederti come finiranno ma preferisco non saperlo. Addio, Mary.-

-Arrivederci, Mike.-

            L’uomo dai capelli biondi esce dalla stanza e la donna dai capelli bianchi torna a concentrarsi sul monitor.

 

 

3.

 

 

            Arthur Woodman non si fa illusioni. Sa benissimo di essere rimasto libero solo per pura fortuna quando sono cominciate le retate delle spie dell’Hydra dopo che la loro identità è stata rivelata alle agenzie di intelligence di tutto il mondo e sa anche che non resterà libero a lungo se non si affretterà a lasciare gli Stati Unit. I rifugi sicuri dell’Hydra non sono più tali per tacere dei fondi. Può contare solo su se stesso e sui suoi contatti personali.

<<Certo che l’aiuterò ad espatriare a Santa Providencia, Senatore… o dovrei dire ex Senatore? A quanto ne so il Senato ha già votato la sua espulsione da quella augusta assemblea all’unanimità.>> dice un uomo biondo sui quarant’anni dallo schermo di uno Starkphone.

-Mi prenda pure io giro, Creed, quello che mi interessa è che mi fornisca un passaggio sicuro.- ribatte con evidente nervosismo Woodman.

<<Non appena avrò verificato il trasferimento della somma concordata dal suo conto segreto off shore al mio invierò i miei agenti a prelevarla.>>

-Mi ha preso quasi tutto quello che ho.-

<<Sono io a stabilire il prezzo dei servizi della mia organizzazione e mi pare che non le restasse molta scelta: gli agenti dell’Hydra non sono amati in nessuna parte mondo ma per sua fortuna a me la sua ideologia interessa poco.>>

            A Woodman non resta che masticare amaro.

 

            Il notiziario continua a trasmettere notizie sullo smantellamento dell’Hydra e l’arresto dei suoi capi ma la cosa interessa poco a Sam Wilson la cui mente continua ad andare alla sua collaboratrice Nikki Adams costretta a fingersi morta per sfuggire agli attentati della sinistra North Organization. Le hanno dato un’altra identità e mandata chissà dove. Dannatamente frustrante.

            Il trillo del suo telefono lo costringe ad abbandonare quei suoi pensieri e spegnere la TV. Quando risponde, una voce maschile dice semplicemente:

<<Incontriamoci tra un’ora. Tu sai dove.>>

-Ma che…?- borbotta Sam ma la telefonata si è già interrotta.

            Non gli resta che andare all’appuntamento.

 

            Liz Mace è tesa. Nei panni di Capitan America ha affrontato avversari temibili ed è sopravvissuta ma nella sua identità “civile” non le capita spesso di partecipare ad un arresto, tuttavia non intende perdere quest’occasione.

            Con lei una squadra composta da militari delle forze speciali, agenti del F.B.S.A. e del F.B.I. ma nessuno della polizia locale ritenuta non troppo affidabile. Si muovono con circospezione consapevoli che hanno a che fare con gente armata e pericolosa.

-Speriamo che l’informazione sia giusta.- le dice Franklin Mills

-È la nostra sola traccia.- ribatte Liz -Speriamo che…-

 Liz non finisce la frase. Un rumore familiare la distrae.

-Missile a ore tre!- urla qualcuno vicino a lei.

            La missione si è appena complicata.

 

 

4.

 

 

            Liz Mace apre gli occhi e vede la canna di un fucile puntata contro la sua fronte. Non il migliore dei risvegli e lei non ricorda nemmeno come ha fatto a trovarsi in questa scomoda situazione.

-Qui c’è una donna in uniforme ancora viva.- dice l’uomo di fronte a lei -Che ne faccio?-

-Falla fuori come gli altri. Non ci servono prigionieri.- risponde qualcuno non molto distante.

            Gli altri? La mente di Liz comincia a schiarirsi: era con altri ed erano arrivati al probabile rifugio dell’ex Senatore Woodman quando si era scatenato l’inferno. Un missile stinger sparato da un bazooka aveva colpito una delle loro vetture poi erano seguiti spari e lanci di granate. Lei era stata sbalzata fuori dal suo automezzo ed aveva battuto la testa perdendo i sensi fino ad ora.

Il tizio davanti a lei ha detto che i suoi compagni sono tutti morti ma com’è possibile? Agenti federali e militari superbamente addestrati sbaragliati così facilmente? E Frank Mills? Anche lui è…?

Non può permettersi di indugiare in questi pensieri, deve preoccuparsi di restare viva. Anni di addestramento la fanno reagire in un secondo. Le sue gambe si stringono a tenaglia alle caviglie dell’uomo davanti a lei sbilanciandolo e facendolo cadere. In un lampo Liz è in piedi e gli sferra un micidiale calcio al mento che lo stende definitivamente.

Ora però deve affrontare un altro problema; quattro tizi armati non lontani da lei. Possono non indossare le loro caratteristiche uniformi verdi ma è ovvio che sono agenti dell’Hydra e stanno per spararle.

Improvvisamente un oggetto rotondo sibila nell’aria e colpisce alla schiena uno dei miliziani mentre un uomo in costume bianco piomba in mezzo a loro.

-Capitan America!- esclama uno dei miliziani.

-Sbagliato grado.- ribatte il nuovo venuto -Sono il Comandante America, il Super Marinaio. Bah, che introduzione pessima.-

            Mentre parla il Comandante America ha abbattuto un altro avversario ma non si accorge che uno di quelli rimasti in piedi.

            Liz Mace non perde tempo: spicca un salto in avanti, fa una rapida capriola e gli piomba sulla schiena. Con un urlo strozzato l’uomo cade a terra.-

-Potresti avergli spezzato la spina dorsale.- le dice il Comandante.

-Non era mia intenzione ma se fosse accaduto non piangerei certo per lui. Con i suoi compari ha sterminato la nostra squadra.-

-Già. Me la sono cavata anch’io per un pelo ed ho deciso di approfittare del momento per intervenire nei panni del mio alter ego… anche perché della mia uniforme non era rimasto molto. Ora che ne dici di metterti anche tu il tuo bel costumino a stelle e strisce ed aiutarmi a stanare Woodman ed il resto dei suoi scagnozzi? Il loro conto si è appena allungato con le vite dei nostri compagni.-

-E lo pagheranno molto salato, puoi credermi.- replica Liz.

 

            Il luogo è un piccolo diner di Tysons, una cosiddetta comunità non incorporata della Contea di Fairfax adiacente alla comunità di McLean, che è una delle zone residenziali più care ed ambite di tutta la Virginia, ed incidentalmente anche dove si trova la sede della C.I.A. e qualcuno direbbe che non è un caso.

            Sam Wilson vi entra e riconosce subito il massiccio afroamericano dal volto incorniciato da una corta barba che è seduto ad un tavolo d'angolo. Lo raggiunge rapidamente e gli chiede senza convenevoli:

-Che c’è di nuovo, Atkinson? Dammi qualche buona notizia una volta tanto.-

            Edmond Atkinson, funzionario del Centro Nazionale Antiterrorismo, una divisione dell’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale, scuote la testa e replica.

-Mi piacerebbe ma purtroppo temo di non poterlo fare, Wilson. Non finché abbiamo ancora nemici che tramano nell’ombra.-

-Credevo che con la caduta dell’Hydra e la fuga di Woodman il problema dell’identità della talpa nei servizi fosse ormai risolto.-

Oh Woodman era davvero una talpa, forse la più grossa ma l’Hydra non è la sola ad aver infiltrato qualcuno. C’è un altro giocatore di mezzo e finché non scopriremo chi è restiamo tutti in pericolo.-

-Dimmi che hai un’idea su come stanarlo.-

-In effetti sì, ma avrò bisogno del tuo aiuto.-

            Sam sospira. Sapeva che si sarebbe arrivati a questo.

 

            Arthur Woodman guarda impazienza l’orologio. Quanto ci mettono ad arrivare gli scagnozzi di Graydon Creed? E dove sono finiti gli uomini mandati a sistemare i federali? Gli spari sono cessati da un pezzo ma non si sono ancora fatti vivi e non rispondono alle chiamate.

            La cosa non gli piace per nulla. È chiaro che qualcosa è andato storto, ma cosa? Quale che sia la risposta, è certo che non gli piacerà.

            Improvvisamente ode un trambusto provenire dall’esterno: grida confuse e rumori di spari ma prima che possa solo pensare di dare un’occhiata ai monitor per vedere cosa succede, tutto si acquieta di colpo

-Che diavolo sta succedendo?- urla in un comunicatore.

<<Stiamo venendo a prenderti, Woodman.>> annuncia una voce maschile dal timbro beffardo

            La porta di legno dello chalet cede di colpo sotto il peso di un uomo scaraventato all’interno mentre sulla soglia si disegna l’inconfondibile figura di Capitan America che con voce stentorea proclama:

-Arthur Woodman è ora di pagare per i tuoi crimini!-

 

 

5.

 

 

            Sonny Burch è nervoso ed ha ottime ragioni per esserlo: sta per commettere un atto che se fosse scoperto gli costerebbe non solo il posto di Sottosegretario alla Sicurezza Interna ma anche un bel po’ di anni di galera.

Anche se non è esente dalla sua quota di peccati, Burch non vorrebbe fare quello che sta facendo ma la verità è che ha troppa paura dell’uomo di nome Michael Rogers e soprattutto della sua compagna: la killer russa nota come Iron Maiden.

Sì, Sonny Burch è un vigliacco ed è per questo che alla fine scarica da un database dell’intelligence i dati che gli sono stati richiesti e li trasferisce tramite un cellulare che gli stato dato da Rogers.[5]

Il dado è tratto. Ora Sonny può solo sperare che non sarà mai scoperto.

 

            Capitan America avanza nella stanza e si rivolge agli uomini armati che si stanno disponendo a semicerchio:

-Arrendetevi pacificamente e nessuno si farà male.-

-Uccidetela!- urla istericamente Woodman.

            Gli uomini non hanno bisogno di incoraggiamento. Dai loro fucili partono raffiche di proiettili che però si infrangono contro lo scudo di Cap senza far danni alla donna in costume mentre alcuni di essi, rimbalzando, colpiscono proprio chi li aveva sparati.

            Liz Mace piomba su quelli proprio davanti a lei trascinandoli a terra. Nello stesso momento ode il suono secco di un percussore alle sue spalle. Rotola di lato giusto un attimo prima che una scarica si abbatta nel punto dove si trovava colpendo gli uomini che aveva appena abbattuto.

-Se continuate così, vi eliminerete da soli.- dice rialzandosi di scatto -Non che mi dispiaccia.-

            Gli uomini davanti a lei esitano prima di sparare, un errore fatale per loro. Cap lancia il suo scudo che strappa di mano l’arma ad un avversario. Nello stesso tempo Liz è scattata in avanti sferrando un calcio ad uno degli altri. Mentre ricade a terra afferra a mezz’aria lo scudo e rialzandosi sferra una gomitata ad un altro sgherro. Davanti a lei ora ci sono solo due uomini rimasti in piedi.

-Immagino che vi siano rimasti pochi colpi ormai in quelle vostre armi.- dice loro -Ne avete sprecati troppi per un avversario solo. Perché non mi sparate? Avete paura di una donna? Su, vi semplifico le cose, guardate!-

            Con gesto teatrale getta a terra lo scudo ed allarga le braccia.

-Allora?- li sfida.

            I due uomini sono perplessi. Si scambiano uno sguardo poi i loro indici si stringono sui grilletti.

-Idioti.- mormora Cap.

            Con un gesto provato e riprovato più volte colpisce il scudo con il tacco dello stivale. Lo scudo scatta in aria descrivendo un arco per poi colpire in pieno volto uno degli uomini. Quasi contemporaneamente Liz si è lanciata sul secondo placcandolo alle gambe. Prima che possa abbozzare una mossa, gli sferra un colpo alla gola con il taglio della mano stendendolo definitivamente.

-Non fanno più gli agenti dell’Hydra di una volta.- commenta ironicamente la ragazza rimettendosi in piedi.

            Si guarda rapidamente in giro poi si chiede ad alta voce:

-Dove è andato a finire Woodman?-

 

            Arthur Woodman non è un uomo d’azione e quando ha visto cosa stava facendo Capitan America ha capito presto che i suoi uomini non avrebbero vinto contro di lei, così ha deciso di scappare. Con un po’ di fortuna può raggiungere una delle auto e…

            Uno scudo circolare bianco rosso e blu sibila davanti a lui.

-Mi spiace, Senatore…. O dovrei dire: ex Senatore? Lei non va da nessuna parte.-

            L’uomo che ha parlato e nella cui mano torna lo scudo indossa un costume simile a quello di Capitan America ma bianco dove l’altro è blu e viceversa.

-Nel caso non mi conoscesse, può chiamarmi Comandante America.- si presenta il nuovo venuto mentre avanza deciso verso Woodman -Immaginavo che avrebbe tentato di fuggire abbandonando i suoi uomini, è tipico di vermi come lei, così l’ho anticipata.-

            Woodman tenta di estrarre una pistola da una tasca ma prima di poter completare il gesto la mano destra del Comandante America si serra sul suo polso.

-Bel tentativo ma del tutto inutile, adesso…-

            L’uomo in costume non riesce a finire la frase: qualcosa lo colpisce alla schiena facendolo stramazzare al suolo.

            Capitan America gira l’angolo in tempo per vedere un gruppetto di uomini e donne in costume in piedi dietro al suo compagno caduto e quello che sembra il loro leader, un uomo dalla pelle color terracotta dai lunghi capelli e baffi neri, rivolgersi a Woodman:

-Si rilassi, Senatore: i Marauders sono arrivati al suo soccorso-

            Le cose si sono fatte decisamente ancora più complicate.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Eccoci arrivati alla fine di un episodio che ci ha mostrato alcune delle conseguenze della caduta dell’Hydra avvenuta in Nick Fury #17. Per ulteriori informazioni, vi consigliamo di leggere Agents of S.H.I.E.L.D. #8/9 e Nick Fury #18.

            Nel prossimo episodio: Capitan America contro i Marauders, non vi basta?

 

 

Carlo



[1] Maggiori dettagli su Nick Fury #17.

[2] Ne saprete di più su Marvelit’s Agents of SHIELD #008.

[3] Visto negli episodi #104 e 105.

[4] Nell’episodio #101.

[5] Vedi il n. 100.